L'origine dei tamburi a cornice si perde davvero nella notte dei tempi: esiste materiale iconografico che data di oltre 6000 anni che rappresenta uomini e donne che suonano questo tipo di strumento, soprattutto durante rituali o cerimonie religiose. Anticamente esistevano (ma esistono ancor oggi) culture in cui il compito di suonare lo strumento era esclusivamente demandato alle donne, addirittura si parla che erano proprio le donne ad essere più abili nell'uso del tamburello che accompagnava oltre le danze anche i canti . Nell'antica Mesopotamia, nell'Antico Egitto, nella Grecia Antica già era diffusissimo. Il tamburo a cornice è arrivato fino ai giorni nostri ed è specialmente importante nella tradizione musicale popolare, sopratutto nel salento de nelle tradizioni calabresi. Si stima che le tecniche costruttive (peraltro molto semplici) siano cambiate ben poco (per non dire quasi per nulla) con il passare dei millenni.La tecnica costruttiva è davvero semplice: si tratta di una cornice quasi sempre in legno su cui viene tesa una pelle di animale precedentemente bagnata in acqua. La pelle al seccarsi acquisisce la tensione necessaria a produrre il suono desiderato. Per la realizzazione delle cornici rotonde, si suole utilizzare una fascia di legno resa duttile per mezzo di vapore.

Le pelli usate sono le più diverse: capra, capretto, pecora, cavallo, cammello, cane, gatto, vacca, asino. Più recentemente si è introdotto l'uso di pelli sintetiche, e si sono migliorate le tecniche costruttive inserendo meccanismi di intonazione mediante tensione della pelle. Pelli poco conciate o molto grosse producono tipicamente un suono più sordo e profondo, si potrebbe dire meno raffinato, mentre pelli molto elaborate e sottili tendono a produrre un suono più brillante e pulito.

Si può dire che le tecniche esecutive cambino da tamburo a tamburo, sebbene ovviamente esistano delle similitudini chiare. La maggior parte dei tamburi a cornice ha due tipi fondamentali di suono:

  • suoni aperti: solitamente chiamato DUM, è prodotto percuotendo la pelle nella parte mediana posta tra la cornice e il centro, facendola vibrare liberamente
  • suoni chiusi: sono prodotti colpendo il tamburo nella parte centrale (ma senza lasciar vibrare la pelle: un colpo secco, spesso dato con la mano aperta che viene lasciata a contatto con la pelle per non permettergli di vibrare) o sul bordo (spesso utilizzando le dita, non l'intera mano).  

Il così detto tamburello Calabrese è lo strumento tipico della tarantella!
Il tamburello è uno strumento a percussione che appartiene alla classe dei membranofoni.
Nel Mueseo della Magna Grecia di Reggio Calabria il tamburello (tympanon) é raffigurato su un Oinochoe del VI sec. a.C.; il suo bordo, in questa raffigurazione è munito di lamine metalliche.
In virtù di questo reperto, si può affermare che in Calabria, già dal sesto secolo a.C. l'uso del tamburello era già noto.

La forma del tamburello calabre è rigorosamente rotonda e presenta diversi sonagli fatti di lamiera, alcuni costruttori preferiscono far bruciare sui carboni le lamiere facendo si che il suono dei sonagli sia un pò diverso rispetto le classiche lamiere, inoltre c'è chi preferisce disporre i sonagli su un unica fila o su più file.